La val Boreca è una piccola valle formata dal torrente Boreca, tributario del Trebbia, collocata nel cuore delle Quattro province.
foto: Monika Rossi
Confina a nord con la valle Staffora (Lombardia), a ovest con la val Borbera (Piemonte), a sud con l'alta val Trebbia (Liguria), a est ancora con la val Trebbia (Emilia-Romagna). Circondata da monti come il Lesima (1.724 m), Alfeo (1650 m), Tartago (1.688 m), Chiappo (1.699 m), Cavalmurone (1.670 m), Carmo (1.640 m) è impervia e coperta di boschi. La val Boreca rappresenta, con i suoi cinquantun chilometri quadrati, il sottobacino più esteso della val Trebbia, dopo quello, ovviamente, dell'Aveto che resta incontrastato, l'affluente più importante.
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L’ambiente della valle è uno dei più incontaminati di tutto l’Appennino, anche a seguito dello spopolamento verificatosi negli anni che ha portato all’abbandono dei piccoli paesi sparsi nella valle, oltre che a causa della conformazione naturale della zona, dominata da una struttura scoscesa e profonda, per nulla addolcita dall'erosione glaciale di cui non si trova alcuna traccia. Da vedere i piccoli borghi disseminati sull'Appennino Piacentino la cui toponomastica pare testimoniare la presenza dei Cartaginesi di Annibale, tra cui Zerba (da Jerba), oltre a Tartago (da Chartago - Cartagine).
Il centro principale della valle è proprio il piccolo paese di Zerba, che fu insediato da tribù liguri che a lungo contrastarono la penetrazione romana. Purtroppo, dell'antico Castello dei Malaspina rimangono ormai solo pochi resti. Ovunque boschi di castagni e faggi d’alto fusto, rovere e carpino, oltre ad ampie praterie dominate dalle cime dei monti Lesima e Alfeo, raggiungibili attraverso sentieri che salgono da Ottone e Zerba, alla scoperta della flora protetta e delle tracce di caprioli e lupi; la valle si snoda impervia e solitaria attorno al torrente Boreca, sulla destra i piccoli borghi di Tartago, Belnome fino a Pizzonero con le loro architetture rurali; a sinistra il Comune di Zerba con la torre dei Malaspina e la suggestiva provinciale che conduce a Pey e al confine delle Quattro Province. La Val Boreca è anche territorio di caccia, grazie alla proliferazione dei cinghiali, ed è terreno ideale per la raccolta di funghi e castagne.