L'Osteria La S'cianza si trova a Zerba, una splendida località montana della Val Boreca, posta tra l'Emilia Romagna e la Liguria.
Il locale nasce grazie all'iniziativa di Claudia Borre, ex-sindaca di Zerba, che ha voluto scommettere sulle attrattive e sulle risorse del territorio creando un luogo dove degustare i più genuini e saporiti piatti della tradizione locale – e anche della cucina ligure -, e dove, contemporaneamente, godere dello straordinario paesaggio.
Il locale ha il suo punto di forza nella straordinaria terrazza panoramica affacciata sullo scenario di incomparabile bellezza della valle. Il nome S'cianza è quello della località in cui sorge l'osteria, termine antico di cui nessuno oggi sa spiegare l'origine e il significato
Zerba e la Val Boreca
La Val Boreca è una piccola valle, creata dal corso del torrente omonimo, tributario del Trebbia, situata nel cuore delle cosiddette Quattro Province, nel territorio in cui corrono i confini di Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria e Piemonte.
L'intera area, il cui ambiente naturale è anche uno dei più incontaminati di tutto l'Appennino, è disseminata di piccoli borghi, con una toponomastica che in numerosi casi sarebbe legata alla presenza e al transito dei Cartaginesi di Annibale. Ad esempio, il nome di Zerba deriverebbe da Jerba, e quello del comune di Tartago da Chartago, ovvero Cartagine.
Zerba, che conserva i resti del Castello Malaspina – con una torre circolare - è il centro principale della valle ed è circondato da boschi di castagni, faggi, rovere e carpino, che ospitano lupi, caprioli e cinghiali. Secondo la leggenda, il centro fu fondato da un gruppo di disertori Cartaginesi. Dal 1164 fu feudo di Obizzo Malaspina, nel '300, invece passò ai Visconti, e in seguito ai Porri e ai Pinotti. È formato da cinque raggruppamenti abitativi, e conserva la chiesa di San Michele Arcangelo, che fu cella monastica del monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia, risalente al IX secolo, il Palazzo del Municipio e Villa Scarbione.
Tutto il centro abitato si distingue per la presenza diffusa di fonti, lavatoi e mulini. A Pej sono visibili i resti del duecentesco Forte, detto anche Torre di Pej, che appartenne ai Malaspina, il Museo contadino, l'antico lavatoio con strutture ad arco e il mulino. A Cerreto invece da vedere l'antico mulino, il lavatoio con l'antica fonte e un dipinto murale. A Vesimo, in fine, la Chiesa di San Colombano, fondata nel VII secolo dai monaci dell'Abbazia di San Colombano di Bobbio, e l'antico mulino posto presso il torrente Boreca.
La zona è particolarmente indicata per gli appassionati di escursionismo e trekking, di solito attratti dalla spettacolarità della valle, lunga una quindicina di chilometri. Ci sono diversi sentieri e percorsi, con differenti gradi di difficoltà. Tra le varie possibilità, si segnala il percorso che, partendo da Capannette di Pej, sale verso il Monte Cavalmurone, lungo il cui crinale si può godere della magnifica vista sulla Val Boreca, per poi scendere verso Capanne di Carega. Proseguendo si può giungere a Case del Romano, percorrendo il sentiero che attraversa boschi di faggio, per salire fino a Monte Antola, sulla cui vetta sorge un rifugio privato.
La cucina
L'osteria, aperta tutti i giorni a pranzo e alla sera su prenotazione, conta su un menu che unisce il patrimonio culinario piacentino ad alcune eccellenze della cucina ligure. Tutto ruota intorno ad alcuni piatti fondamentali, come i Pisarei, i Maccheroni alla Bobbiese e alla Zerbese con funghi porcini, le carni della Val Trebbia e le paste rigorosamente fatte in casa, ma anche le Lasagnette al pesto alla genovese. Tra i secondi spicca la Picula ad cavall, il Coniglio alla ligure. La proposta, inoltre, comprende i salumi della casa e i formaggi dell'Alto Appennino. Tra i dolci, tutti fatti in casa, il Latte in piedi con i lamponi della Val Boreca e la Torta di mele, preparati con frutti e frutti di bosco raccolti in loco. I vini in tavola sono quelli prodotti nella Val Trebbia.
La ricetta: Maccheroni alla Bobbiese
I Maccheroni alla Bobbiese sono un piatto caratteristico della Val Trebbia, e del borgo di Bobbio ovviamente, e si distinguono per l'impasto, che viene trasformato in striscioline arrotolate intorno a un ferro da maglia.
Ingredienti
Per l'impasto
Farina, 400 g
Uova, 4
Olio, 1 cucchiaio
Sale, un pizzico
Per il condimento
Scalogno, 1
Funghi freschi, 300 g
Sedano, 1
Olio EVO, 3 cucchiai
Burro, 20 g
Vino bianco secco, 50 ml
Pepe bianco, sale
Concentrato di pomodoro
Preparazione
Setacciare la farina a fontana, aggiungere il sale, l'olio e le uova battute, e impastare aggiungendo acqua tiepida al bisogno. Lavorare l'impasto con le mani fino a renderlo omogeneo e compatto, e poi far riposare per 30 minuti coperto con la pellicola. Di seguito, tagliare la pasta a tocchetti e formare delle “bisce” del diametro di circa 2 centimetri, tagliandole poi in pezzi di 3-4 centimetri circa. Con un ago da lana o ferri da maglia n. 3 incidere la parte centrale e spingere con le mani facendo rotolare sulla spianatoia, fino a formare i maccheroni con al loro interno il ferretto. Togliere poi con delicatezza l'ago, lasciando asciugare su un vassoio i maccheroni ottenuti.
Per il condimento s procede con preparazione di un sugo di funghi. Scaldare l'olio e il burro, aggiungere lo scalogno tritato finemente e poi, dopo qualche minuto di cottura a fuoco basso, aggiungere i funghi ben puliti e passati sotto l'acqua corrente, tagliati a pezzi. Sfumare con il vino bianco, e poi aggiungere il sedano e il concentrato di pomodoro con l'aggiunta di un poco d' acqua. Regolare di sale e pepe, facendo cuocere per altri 30 minuti.
Far bollire in una pentola abbondante acqua salata con l'aggiunta di un goccio di olio, e quando è raggiunto il bollore inserire i maccheroni, facendoli cuocere per circa 5 minuti. Quindi scolare e condire in padella con il sugo dei funghi, magari aggiungendo anche qualche cucchiaio di acqua di cottura appositamente conservata.
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